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Il Segreto di Inici

 
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“Il Segreto di INICI” è un giallo sul Commissario Francesco Vitale, detto Ciccio dagli amici, del Commissariato di Castellammare del Golfo. Il Commissario Vitale deve scoprire l’assassino di un uomo, i cui resti sono stati ritrovati, dopo 30 anni, dentro una grotta in una cava abbandonata, sul monte Inici. Fin da piccola Maria Soccorsa ha avuto, nella lettura, la predilezione per i gialli. Il suo maestro è stato Andrea Camilleri, che ha ammirato e seguito fin dagli anni 90. Depositato alla SIAE n. 2021/01739 di repertorio l’8 luglio 2021.

PREFAZIONE di Aldo Onorati “Il segreto di Inici”, di Maria Soccorsa Parisi, dedicato “Al mio maestro Andrea Camilleri”, è ambientato in Sicilia, precisamente nell’anno 1999 (se i numeri hanno in significato, anche questa cifra ci indica qualcosa: erano tempi in cui le tacnologia non disponeva dei mezzi raffinatissimi e sofisticati di oggi; teniamolo presente ai fini della narrazione). Il protagonista, il giovane Francesco Vitale, 35 anni, commissario a Castellammare del Golfo, è in ospedale perché in “attesa”, cioè in procinto di diventare padre del suo primo figlio. Totò, il centralinista dal commissariato, lo chiama per avvisarlo che “che hanno attruvatu un mortu a la Pirrera”, vecchia cava di pietra abbandonata, sulla montagna di Inici, in direzione di Trapani. Nessuno vi aveva più lavorato dopo il terremoto del ’68 che aveva distrutto la valle del Belice. Resti di ossa in una grotta affiorano dopo 30 anni (gli ultimi dei quali interessati da piogge incessanti nella zona). Ciccio, il commissario, come lo chiamano affettuosamente, con la sua vecchia fiat punto blu metallizzata, inizia le indagini di questo caso, il caso Catania (dal nome inciso, Antonio Catania, sulla catenina trovata per terra nella grotta); e il tutto si intreccia con le mille incombenze di un giovane papà alle prese con la nascita del suo “picciriddu”: l’anagrafe per registrarlo, e quelle infinite piccole cose che servono alla puerpera in ospedale (cambio di biancheria intima, carrozzina da portare il giorno che saranno dimessi dall’ospedale…) Notiamo che i dialoghi – per altro vivacissimi - di alcuni personaggi si alternano in dialetto siciliano ad altri dialoghi di personaggi che si esprimono in italiano. Questa “mistura linguistica” vale a rafforzare un certo realismo narrativo, e si vede bene che l’autrice possiede entrambe le parlate. Ora, è chiaro che trattasi di un giallo, e il prefatore non può dirne la trama, per non svelare la tessitura emotiva e la concatenazione della suspense. Il lettore deve sentire lo stesso interesse che il sottoscritto ha provato pagina per pagina, ove i fatti intrigano non meno dei personaggi. Ad esempio, è molto ben delineata la figura del commissario (il quale ama profondamente la Sicilia), della moglie spesso imbronciata per l’assenza del marito nei momenti cruciali, e del vice commissario Enzo. Il mondo siciliano fa da padrone con il suo idioma, le sue marine, il suo vasto repertorio di pietanze tipiche: la pasta con le sarde, i polipi affogati, i totani, la pasta ncasciata… Insomma, il tutto è un gustoso fluire di fatti e di particolari, e l’autrice è maestra in entrambe le tecniche. Il lettore segue col fiato sospeso il protagonista dall’inizio (dal ritrovamento delle ossa in una grotta del monte Inici, alto mille metri, grande montagna calcarea a sud di Castellammare del Golfo) alla fine, nel suo percorso per arrivare alla verità: dall’identificazione della vittima fino al colpevole. Egli, con l’aiuto dei suoi collaboratori (è un lavoro di equipe il suo e quando si va d’accordo già è tanto), un po’ di fortuna (ritrovano nella grotta una catenina con un nome e un numero di telefono di Messina, come accennato prima), si avvicina sempre più al termine delle indagini tra mille difficoltà che lo portano anche in città che sono fuori dalla Sicilia. In contemporanea in quel piccolo commissariato portano avanti anche la lotta alla droga che già in tutta Italia aveva messo radici nei punti nevralgici della diffusione. Insomma, è una scrittura policroma, dove anche i personaggi secondari hanno una loro fisionomia decisamente descritta e connotata. Il gusto del porgere i fatti e le trame, porta l’autrice Maria Soccorsa Parisi a farsi stimare ed amare per questo dono di scrittura che non ha niente da invidiare a tanti gialli giunti al successo.

Aldo [17/09/2024]

La lettura ti coinvolge al punto che ti isola dal resto del mondo facendoti dono di momenti liberi di pensieri quotidiani,emozionie curiosità della risoluzione del caso ti coinvolgono totalmente brava complimenti.Fabiola

Ottimo [03/01/2022]

Complimenti a Maria Parisi rende la lettura del giallo creando non poca curiosità capitolo dopo capitolo fino al cinvolgimento totale dei luoghi ,personaggi e realtà della Sicilia, il mio commento è totalmente positivo un libro da leggere tale da arrivare al punto di capire se sei a Castellammare del golfo o a castel Gandolfo dove risiedi praticamente totalmente immersi arrecando emozioni eanche qualche lacrima di coinvolgimento,quello che un bravo scrittore fa un elogio infinito il mio e con la speranza di poterne leggere ancora.Fabiola 30/12/2021

Ottimo [30/12/2021]

Ciao Maria, ho appena finito di leggere il tuo libro, Complimenti, molto scorrevole la scrittura, piacevoli le definizioni dialettiche, ad un certo punto, più leggevo e più mi sentivo calamitato a leggere, veramente bello, alla fine il segreto di Inici è rimasto tale tranne che per il Commissario Ciccio Vitale, il Questore di Trapani e per me che con molto piacere mi sono immedesimato nel racconto. Ancora complimenti.

Salvatore [21/11/2021]

Storia avvincente e narrazione semplice, spontanea, scorrevole, ricca di espressioni dialettali siciliane che insieme ad alcune licenze linguistiche creano un’atmosfera di vicinanza dei fatti al lettore, accendendone la curiosità e mantenendone l’interesse e la suspense fino all’ultimo Non superuomini o intellettuali ma persone comuni che svolgono con passione il proprio lavoro, amano la famiglia e la convivialità a tavola la trama è ben strutturata, con sapienza, delicatezza, semplicità e cura dei particolari. Questo realismo narrativo che si sente, si tocca quasi nella parlata o nelle inflessioni in dialetto siciliano di alcuni personaggi e nei modi di dire colloquiali è il valore aggiunto di quest’opera, che spero perciò sia solo la prima di una serie. Da incorniciare il finale, assolutamente inaspettato e molto delicato

Massimo Albanesi [23/10/2021]

Ho letto con piacere questo libro, scoprendo con altrettanto piacere le doti narrative dell’autrice che conosco personalmente. Una trama dagli spiccati intrecci tutti italiani, per un romanzo poliziesco che sembra un omaggio al maestro Camilleri, fonte di ispirazione per l’autrice come specifica nelle note del libro. Soluzione del caso solo alle ultimissime battute del libro, cosa che costringerà il lettore a divorare il libro pagina dopo pagina, ed un protagonista che merita sicuramente una saga con nuovi avvincenti casi da risolvere.

Stefano Chiesa [19/09/2021]

Il giallo della Parisi mette insieme la suspense e i colori della Sicilia. I luoghi e i personaggi sembrano scorrere sul video, abbiamo l'impressione di stare comodamente seduti in poltrona ad assistere ad un'altra delle puntate della famosa serie di RaiUno. L'intrigo, fino all'ultima pagina, è un piccolo mosaico che si compone e non smette di incuriosirci. Per essere il romanzo di esordio, l'autrice dimostra di conoscere il genere e ci rivela la sua passione per Camilleri.

Mara F. [19/09/2021]

L’autrice è una forza della natura

Margie [19/09/2021]

PREFAZIONE di Aldo Onorati “Il segreto di Inici”, di Maria Soccorsa Parisi, dedicato “Al mio maestro Andrea Camilleri”, è ambientato in Sicilia, precisamente nell’anno 1999 (se i numeri hanno in significato, anche questa cifra ci indica qualcosa: erano tempi in cui le tacnologia non disponeva dei mezzi raffinatissimi e sofisticati di oggi; teniamolo presente ai fini della narrazione). Il protagonista, il giovane Francesco Vitale, 35 anni, commissario a Castellammare del Golfo, è in ospedale perché in “attesa”, cioè in procinto di diventare padre del suo primo figlio. Totò, il centralinista dal commissariato, lo chiama per avvisarlo che “che hanno attruvatu un mortu a la Pirrera”, vecchia cava di pietra abbandonata, sulla montagna di Inici, in direzione di Trapani. Nessuno vi aveva più lavorato dopo il terremoto del ’68 che aveva distrutto la valle del Belice. Resti di ossa in una grotta affiorano dopo 30 anni (gli ultimi dei quali interessati da piogge incessanti nella zona). Ciccio, il commissario, come lo chiamano affettuosamente, con la sua vecchia fiat punto blu metallizzata, inizia le indagini di questo caso, il caso Catania (dal nome inciso, Antonio Catania, sulla catenina trovata per terra nella grotta); e il tutto si intreccia con le mille incombenze di un giovane papà alle prese con la nascita del suo “picciriddu”: l’anagrafe per registrarlo, e quelle infinite piccole cose che servono alla puerpera in ospedale (cambio di biancheria intima, carrozzina da portare il giorno che saranno dimessi dall’ospedale…) Notiamo che i dialoghi – per altro vivacissimi - di alcuni personaggi si alternano in dialetto siciliano ad altri dialoghi di personaggi che si esprimono in italiano. Questa “mistura linguistica” vale a rafforzare un certo realismo narrativo, e si vede bene che l’autrice possiede entrambe le parlate. Ora, è chiaro che trattasi di un giallo, e il prefatore non può dirne la trama, per non svelare la tessitura emotiva e la concatenazione della suspense. Il lettore deve sentire lo stesso interesse che il sottoscritto ha provato pagina per pagina, ove i fatti intrigano non meno dei personaggi. Ad esempio, è molto ben delineata la figura del commissario (il quale ama profondamente la Sicilia), della moglie spesso imbronciata per l’assenza del marito nei momenti cruciali, e del vice commissario Enzo. Il mondo siciliano fa da padrone con il suo idioma, le sue marine, il suo vasto repertorio di pietanze tipiche: la pasta con le sarde, i polipi affogati, i totani, la pasta ncasciata… Insomma, il tutto è un gustoso fluire di fatti e di particolari, e l’autrice è maestra in entrambe le tecniche. Il lettore segue col fiato sospeso il protagonista dall’inizio (dal ritrovamento delle ossa in una grotta del monte Inici, alto mille metri, grande montagna calcarea a sud di Castellammare del Golfo) alla fine, nel suo percorso per arrivare alla verità: dall’identificazione della vittima fino al colpevole. Egli, con l’aiuto dei suoi collaboratori (è un lavoro di equipe il suo e quando si va d’accordo già è tanto), un po’ di fortuna (ritrovano nella grotta una catenina con un nome e un numero di telefono di Messina, come accennato prima), si avvicina sempre più al termine delle indagini tra mille difficoltà che lo portano anche in città che sono fuori dalla Sicilia. In contemporanea in quel piccolo commissariato portano avanti anche la lotta alla droga che già in tutta Italia aveva messo radici nei punti nevralgici della diffusione. Insomma, è una scrittura policroma, dove anche i personaggi secondari hanno una loro fisionomia decisamente descritta e connotata. Il gusto del porgere i fatti e le trame, porta l’autrice Maria Soccorsa Parisi a farsi stimare ed amare per questo dono di scrittura che non ha niente da invidiare a tanti gialli giunti al successo.

Aldo [19/09/2021]

Il giallo della Parisi mette insieme la suspense e i colori della Sicilia. I luoghi e i personaggi sembrano scorrere sul video, abbiamo l'impressione di stare comodamente seduti in poltrona ad assistere ad un'altra delle puntate della famosa serie di RaiUno. L'intrigo, fino all'ultima pagina, è un piccolo mosaico che si compone e non smette di sorprenderci. Per essere il romanzo di esordio, l'autrice dimostra di conoscere il genere e ci rivela la sua passione per Camilleri

Mara F. [15/09/2021]

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